giovedì 28 febbraio 2013

Altri tipi di mortificazione domestica

"Farsi una famiglia" significa spesso confinarsi in uno spazio fisico e mentale determinato, in cui tutti si accomodano con le proprie aspettative. Per una donna, scardinare la presuntuosità di queste aspettative è una fatica immane. Il tempo sottratto a lavoro e famiglia viene percepito con diffidenza, spesso ostacolato, e comunque mai incoraggiato, se va ad intaccare il surplus di attenzioni di cui ciascuno si sente privato. Figli, partner, genitori. Fino alla mortificazione di sé.
Che è un altro tipo di femminicidio, sottile e bastardo.
Rinunciare ai propri spazi per paura del pregiudizio, della colpevolizzazione cui siamo sottoposte da un retaggio culturale resistente e dominante, rassegnarsi all'idea di multitasking con cui ci martirizziamo le ovaie da secoli, come se Simone de Beauovoir non fosse mai passata su questo pianeta, significa gettare nel futuro i semi di questo limite anche per le prossime generazioni. Ma significa anche adesso, concedere agli altri di pensare che quello sia il vostro spazio e basta come se non ne esistessero altri da rivendicare.
Fate quel che vi piace, il più possibile, fatelo a prescindere dalla necessità impellente che i grembiuli dei vostri figli siano in ordine, non sia mai che abbiano una manica spiegazzata, andate al cinema, uscite, leggete, divertitevi il più possibile.
Leggerezza, Signore mie.
Nessuno ha più bisogno di piantonare con ossessione l'idea che si sia in grado di gestire impeccabilmente anche la complessità. Lo si dimostra quotidianamente da millenni.

lunedì 18 febbraio 2013

Uomo Morde Cane (finalmente satira in Italia)


Massimiliano Zulli è fantastico. Arriva al lettore, e soprattutto viene alle lettrici. (Questa è facile)
Scrive molto di più di una dannata battuta che invidio non solo per non averla scritta io. Ma nemmeno pensata. (Ok, le battute sono molte più di una.)
E' il suo registro pirotecnico che è straordinario.
La lingua, il codice, la cifra culturale che traspare.
Questo purtroppo ne fa un articolo per pochi eletti: lui lo sa, naturalmente, smonta le debolezze, scardina le certezze collaudate di chi legge, convinto che un testo comico debba essere così e colà. Lui può prendere le parole e farci quello che vuole, pigliare una situazione storica filosofica sociale e piegarla al paradosso linguistico e concettuale. Il risultato sarà sempre una battuta che non ti aspetti, una genialata che ti colpisce per l'azzardo e l'intelligenza.
Lui può inserire una nota e farla diventare motore di un capitolo.
Io mi sono divertita tanto. Pure se vado in chiesa e non so parcheggiare. (Questa la capite a fine lettura, di UomoMordeCane intendo)
Ma non voglio ripetermi, dicendo che mi sono solo divertita.
Del resto anche mio marito ha fatto la sua parte mentre con l'altra mano tenevo il Kindle (Ok. La smetto).
Ecco, questo è un testo polisemico, con infinite possibilità di letture diverse che alla fine lascia tristi perché è finito, nervosi perchè ha creato dipendenza e si deve ricorrere immediatamente al blog per scovare tutto ciò che non sapevamo ma che dovremmo sapere, e appagati per avere restituito la certezza di sapere qualcosa di più.
Questa è satira, dissacrante, onestissima nel suo politicamente scorretto, traumatica per bigotti e benpensanti. Uno strumento di difesa indispensabile per sopravvivere alla staticità. Una cosa sconosciuta in questo paese.
A cui Zulli regala speranza.

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