lunedì 31 dicembre 2012

Auguri!

Auguri. A chi questo giro lo passerà sapendo di avere perso qualcuno per strada.
A chi invece, lungo il sentiero ha trovato qualcuno di speciale.

A chi ha trovato l'amore o lo sta ancora cercando.
A chi dell'amore non gliene frega niente e gli bastano gli amici.

Alle amiche che sono diventate madri, a quelle che già lo sono e lo sono diventate di nuovo.
A quelle che vorrebbero, e allora, dai, il 2013 sarà quello giusto.
A quelle che non ci pensano proprio e mi raccontano storie bellissime di viaggi e di lavori appaganti.

Auguri a tutti gli amici, a quelli che mi hanno riempito la vita, auguri a chi mi ha fatto male e a chi mi ha sorriso mentre piangevo.

Auguri a chi ho ritrovato, e a chi ho smarrito e non so come sia la sua vita.
Auguri a tutti quelli che nel mio quotidiano si occupano di alleviarmi un problema, o che semplicemente
intrattengono lo sguardo nel mio più a lungo, anche solo per un "come stai?".

Auguri a tutti, di cose belle, di stare sulla ruota che gira per il verso giusto, di serenità.

Auguri, soprattutto ai miei bambini, a tutti i bambini e ai bambini che siamo stati e che ancora siamo.
Auguri ad ognuno di voi.

sabato 29 dicembre 2012

tutto questo parlare dell'amore...

Molti, in nome dell’amore sopportano le più avvilenti frustrazioni o sviluppano i più miseri egoismi. 
Sarò molto impopolare se affermo drasticamente che le manifestazioni più frequenti di ciò che chiamiamo amore potrebbero essere capite se le chiamassimo patologie, simili ai disturbi dell’alimentazione, ai sintomi compulsivi e ai buchi affettivi.

Urla sommesse di due donne perbene (Femminicidio)


Mio marito mi picchia.
Mio marito si fa per dire perché non siamo sposati. Ma comunque niente di che, solo qualche schiaffo ogni tanto, quando non obbedisco e non mi faccio minacciare, esattamente come i cani.
Ma schiaffeggiandomi mi concede almeno un privilegio riservato agli umani, giacchè al limite gli animali si frustano o bastonano per renderli mansueti. Non si schiaffeggiano. Quindi è una consolazione.
 Lui sostiene che siano carezze d’amanti, che il picchiare sia un’altra cosa, eppure lo fa regolarmente da anni.
E’ il suo modo di prendersi cura di me, e se vogliamo è una cosa nobile, soltanto, ecco, avrei voluto saperlo prima che questo era il suo modo, avrei voluto saperlo sin dall’inizio, e invece all’inizio erano si carezze d’amanti, ma in salsa melange.
 Queste anticipano lo scarlatto del sangue.
Ma c’è da capirlo. Forse non pulisco bene, e non sono granchè in cucina, probabilmente mi trascuro, e sicuramente lui ha problemi sul lavoro.
Perché io, sia ben chiaro, non lavoro.
Mi occupo solo di accudire, crescere ed educare nostra figlia, delle faccende domestiche, dare lezioni private, e sono in servizio ventiquattro ore al giorno, perché da quando c'è la bambina, per esempio, per me non c’è più stato un sabato o una domenica, o una notte intera di riposo filato.
Ma lui lavora. Produce. E io non faccio un cazzo sia ben chiaro.
In realtà io il lavoro certo lo cerco. Se non altro per non farmi dire queste cose che a ben vedere ti scendono dalle orecchie al cuore e poi al fegato con la velocità degli ultrasuoni e ti lasciano frastornata come un colpo di gong.
Ma a trentacinque anni, la mia laurea con 110 e lode, pare non serva a nessuno.
Lui mi dice che ho la laurea delle caramelle. Lettere, parole, roba inutile.
E’ vero, se invece di occuparmi di scienze umane mi fossi occupata di scienze vere e proprie, probabilmente non saremmo nemmeno qui a parlarne.
E invece no, ho avuto questo inutile e stupido senso di cercare di capire il mondo.
La pediatra di mia figlia si stupiva del fatto che invece di essere in grado di riferirle il peso e l’altezza della bambina fossi assolutamente preoccupata delle sue competenze emotive.
Sapeva riconoscere le faccine degli orsetti che era piccolissima.
Sapeva ricondurle a delle emozioni primarie.
Ma questo non produce. Non fa reddito. Non conta un cazzo.
Deve averlo capito anche lei ieri sera quando a tre anni, per l’ennesima volta, ha visto il babbo schiaffeggiare la madre, strattonarla.
Avrà capito che il babbo esprimeva rabbia.
Che la mamma esprimeva paura.
Ma non penso che sia stata felice di comprenderlo.
Ma sono carezze, queste.
Dice che lo istigo. Per lui, chiedergli “Dove sei ?” mentre fuori si è scatenato il temporale è istigazione. Non so, è successo stamattina. Gli ho fatto questa domanda al telefono, evidentemente sciocca, perché lo sapevo in macchina, magari in qualche ufficio lontano e gli ho chiesto “Dove sei?”. Bastava dire “Qui”. Invece sembrava gli avessi chiesto un resoconto dettagliato della trilogia Kant sotto minaccia di un’arma.
Perché lui lo fa. Minacciare o spaventare, intendo.
Una volta mi ha puntato la canna della sua pistola in bocca, così per spaventarmi e chiudere una discussione che lo stava infastidendo.
Scarica, ha precisato dopo.
Una pistola regolarmente detenuta.
Ma sono chiacchiere di un’isterica. Dice.
Dice che tanto anche se vado dai carabinieri sono un’isterica.
Mi ha detto che mi serve un sostegno psichiatrico: ne convengo, e infatti gli ho detto che questa mattina sarei andata al consultorio perché effettivamente è probabile che io abbia bisogno d’aiuto.
Allora si è spaventato e ha cominciato la sceneggiata: urlava come se io lo stessi aggredendo.
Probabilmente aveva sentito il vicino armeggiare di chiavi nel pianerottolo. Io gli stavo a due metri e lui mi gridava che ero pazza e di smetterla di picchiarlo.
Non si sa mai, ha aggiunto poi, piano. Magari mi stai registrando col telefono.
Perché, lui dice, che io abbia la sottile capacità di alterare la realtà.
Eppure ricordo bene che l’abitudine alla menzogna ce l’avesse lui. Non io. Per carità, piccole cose, dettagli. Per esempio che avesse una compagna e un altro figlio io non lo sapevo.
Nemmeno che fosse pieno di debiti.
Nemmeno che non volesse bambini. Perché un paio di settimane prima avevo sentito bene, certo, ne sono sicura, una donna non dimentica certe cose: facciamo un bambino.
E io sono rimasta incinta.
E lui mi ha detto disfatene.
Perché era spaventato, poverino.
Ma io dovevo capirlo che lui quelle cose, prima, me le diceva per farmi stare tranquilla.
Io intanto la bambina l’ho tenuta e me ne sono andata da mia madre.
Ha detto un sacco di bugie anche a lei.
Ma nelle sceneggiate è bravissimo. A ripensarci quella di ieri, della mia finta aggressione intendo, ricorda un po’ quella di qualche anno fa. Lì mi trascinò da sua sorella, che neanche conoscevo, dicendole che lo avevo minacciato con un coltello. Io in effetti ero un pochino rintronata dagli ansiolitici, ne prendevo un po’ per dormire, ma di solito al limite, si aggredisce la gente sotto l’effetto della coca. Mi pare, ma mi pare, sia chiaro, perché lui è quello che ricorda bene, che invece io con il coltello ruppi qualcosa di carta, un abat jour, di quelle giapponesi in carta di riso, ma minacciare lui, no, per carità.
Ci metterei la mia inutile e improduttiva mano sul fuoco.
Quando la ginecologa mi spedì dallo psichiatra in consultorio per un sostegno, nei tempi in cui lui mi picchiava perché io abortissi, mi disse che forse avrei dovuto allontanarmi.
E allora sono andata da mia madre e mio padre.
Ho sepolto tonnellate di orgoglio sotto badili di merda.
Perché mia madre e mio padre non è che fossero rimasti folgorati dall’entusiasmo quando seppero di lui. Di lui nella mia vita.
Però in qualche modo trovavo ancora una giustificazione.
La ex l’opprime. La società l’opprime. Il lavoro l’opprime.
Per qualche ragione gli ho fatto ancora spazio nella mia vita.
Che presunzione. Volevo renderlo felice. Invece sono una donna di merda.
E’ che io forse sbaglio, ora, ma non vedo più una giustificazione.
 Ma quello che dice, poi lui mi dice, non conta. Perché non riesco a leggere invece la richiesta d’amore invocata in questi comportamenti?
E’ un mio problema, ovvio.
Come quando bestemmia. Si avvicina e digrigna i denti e poi ringhia solo porcodio porcodio.
Ecco, quello sa che può mandarmi in bestia. A me per provocarlo mi verrebbe da dire “Tuo figlio è un bastardo”. Così, per fargli male. Ma non è giusto.
Se non altro perché è assodato da fior fiore di letteratura che Dio non sia un porco, mentre ci sono buone probabilità che il suo primogenito, con la madre che si ritrova sia realmente un bastardo. Il che fanno due opportunisti: del resto l’abitudine alla richiesta di denaro è loro mica mia.
Di denaro in cambio di figa invece, puntualizzo, era specialità esclusiva di tutte le sue ex.
A detta di molti.
Io invece, mi sono accollata i debiti, comprensivi anche degli assegni di mantenimento.
Più lui che arriva tutte le sere con l’allure di un lichene selvatico.
E’ un privilegio, mi ha detto, che io torni, perché li fuori ci sono migliaia di donne abbandonate con i figli dai loro uomini.
Io credevo fosse un privilegio avere la colf.
Perché io le incontro queste donne abbandonate coi figli e mi sembrano vive, rinate, il sabato si liberano dei bambini e vanno a teatro, di solito si ritrovano alloggi pagati, rendite. Si, non dico che sia il massimo, però a ben vedere lei, la ex intendo, piglia i soldi e le camicie a lui gliele stiro io.
Male certo.
Ma gliele stiro.
Ma comunque, queste sono fesserie di poco conto, minuscole rivendicazioni piccolo borghesi di una casalinga isterica.
Parliamo delle cose serie.
Ci sono anche quelle carezze verbali che mi piovono leggere come coriandoli.
A parte gli insulti “PUTTANA”, scritto così sul telefonino.
Una volta me lo disse anche dopo avermi tirato sulla schiena la scopa dell’aspirapolvere, ed era adirato perché il cassetto delle canottiere era in disordine e non ne trovava una a maniche lunghe.
Io ho perso la lista di questi momenti. Li tenevo zincati in testa non per ritorcerglieli contro, no, ma per capire.
Sono intelligente, devo capire.
Capire cosa scatenasse l’aggressività. Ma ho perso il filo. Glielo chiedo perché si comporta così. E lui dice che lo istigo.
Forse sono tonta. Non capisco in che modo. Non me lo dice e io non lo capisco.
Ogni volta qualcosa si spezza. Ho incollato i pezzi tante di quelle volte che ormai non so nemmeno io perché rimangono su.
Adesso mi infastidisce anche la sua presenza, la sua vicinanza, il suo odore.
Non solo me. E’ palese che le persone lo trovino naturalmente antipatico e sprezzante, ma non le persone in genere, anche la sua famiglia se può lo evita.
Prima pensavo fossero stronzi loro, ora sono certa che l’unico stronzo sia lui, e quella grandissima irresponsabile di sua madre che non gli ha mai dato in consegna l’onere della responsabilità. Poverino. Dice lei quando parla di lui.
Mi è rimasto un sogno. L’unico. Vorrei dimostrare a mia figlia che non sono un’idiota, che sono lontana anni luce dagli insulti del padre, vorrei il potere contrattuale di tenergli testa, forte di qualcosa di concreto. Anche per andarmene via e smetterla di fargli da cestino dell’immondizia.
Ma l’ho pensato troppo tardi. Perché un giorno, la pistola l'ha puntata carica. E di me è rimasto solo il corpo disfatto e l’abbraccio di mia figlia a proteggermi da una furia che è stata fatale per entrambe.

venerdì 28 dicembre 2012

Sensi di colpa, mica cotiche. A tutte quelle che s'immolano per amore, in amori che sembrano gineprai.

Al senso di colpa siamo abituate da bambine. Anche i maschi ce l'hanno.

E' il retaggio di un circa duemila anni di educazione cattolica che ha portato una variegata umanità a nutrirsene. Attraverso il senso di colpa si controllano il comportamento e le emozioni, e dove c'è controllo c'è ordine e non regna il caos.

Ora, la famiglia allargata è un pò caotica, sicuramente in Italia, forse meno in altre realtà, e per sopportare l'azzardo di una scelta tanto impopolare e sovversiva dell'ordine costituito arriva il senso di colpa.

Nei confronti di chi? Ma dei bambini, sia chiaro, teoria di tutta quella pedagogia esasperata che ha posto al centro delle nostre esistenze i bambini e i nostri relativi sensi di colpa nei loro confronti. I bambini, lo sanno bene gli artefici del marketing, fanno muovere il mercato, facendo leva su ogni tipologia di adulto, specie se vulnerabile e oppresso da desideri imposti dal consumismo che non può soddisfare, da dinamiche di lavoro di precariato che sfuggono al suo controllo, da rapporti umani insoddisfacenti nei confronti dei quali non ha adeguati strumenti di comunicazione.

Ci siamo inventati il Dio bambino. Lo usiamo, anche all'interno di famiglie tradizionali per NON comunicare con il coniuge, lo teniamo nel lettone fino alla prima masturbazione/mestruazione, rigorosamente in mezzo, gli compriamo cose per placare la nostra inadeguatezza e soprattutto gli attribuiamo traumi che sono nostri nell'impossibilità di risolverceli. Cerchiamo anche di sostituirci a lui nel dirimere acute controversie con i suoi amichetti dell'asilo, e ci attribuiamo l'onere di fargli fare seimila attività diverse per non lasciarlo indietro (rispetto a che? Rispetto alla nostra ansia da prestazione, naturalmente)

Proiettiamo su di lui anche la separazione.

I traumatizzati sono gli adulti e la sindrome dell'abbandono la vive l'adulto.

Il bambino lo vive di riflesso. In base a come lo vive l'adulto.

Il bambino, se mai, soffre della continua e pertinace anaffettività che vive in casa, quando i genitori cominciano a rivolgersi reciprocamente l'un l'altro con la mansueta e docile gestualità che si usa al Carnevale di Ivrea nel tirarsi le arance dai carri.

Il bambino fa pace presto col fatto che mamma e papà non si amano, tra di loro come Barbie e Ken, purchè Barbie e Ken rimangano genitori con vite separate ma entrambi ancora innamorati del bambino.

Non è facile, certo, ma non è impossibile.

La realtà la conosciamo tutte noi: ad un certo punto, donne che sono anche state normali, e che probabilmente non hanno mai dimostrato particolari devianze verso la crudeltà, si trasformano in Robocop ossessionati, incredibilmente incapaci di vivere senza un uomo tra i piedi, fosse anche quel componente d'arredo di basso livello che era il marito, preferendo portare più corna che un cesto di lumache pur di non subire questo spauracchio di abbandono. Accade anche il contrario, con uomini che bivaccano in casa giusto per avere le mutande pulite e le camicie stirate.

Questo dovrebbe essere l'agognato clima sano ed educativo per un bambino. Credo lo sappiano anche gli acari e le dermestidi delle nostre abitazioni che non è così. Ma ci piace pensarlo.

Perchè una vita libera costa, e il prezzo lo si paga in senso di colpa e isolamento. Prima. Ma ci si può liberare anche di quello.

Qui entra in gioco la matrigna, o la nuova compagna di papà.

Quella puttana, insomma. La signora di solito sbotta:" Ma perchè con lei è felice? No, lui deve soffrire, sia chiaro, tutto questo ha un senso solo se anche lui paga il prezzo della colpa, senza felicità alcuna". E' stupido ma l'ho sentito dire spesso.

Invece lui magari è felice, magari ha pure dei figli.E allora il delirio.Questi, di figli, non li vedrai più.Non sto qui a raccontare ciò che le mie orecchie hanno sentito in delicati casi di mediazione familiare, o come confidenze di amiche matrigne, nè a nausearvi con la mia personalissima storia. Mi permetto solo di ricordarvi un paio di cosette:

1) Amare un uomo, condividere la vostra vita con lui, è una benedizione sempre e comunque. Essere innamorati ricambiati è qualcosa che è sempre bene vivere. Ma nessuno vi obbliga o vi impone nessun tipo di rapporto con i parenti di lui, se non ce la fate. E la collaborazione dev'essere di tutti. E, fra tutti, voi siete quelle che devono farsi il culo meno di tutti, sia chiaro. Non dovete dimostrare nulla a nessuno. Per il solo fatto di esservi innamorate di un uomo con qualche problema in più (e che problema) avete dimostrato di avere un cuore già mediamente più grande della media. Tanto basta.

2) I bambini violentano sottilmente gli adulti col ricatto. Cedere ad un ricatto non significa nè educare nè volere bene. Non si ama nessuno nè per forza nè per senso di colpa, ma perchè anche, un pò quel qualcuno se lo merita come persona. I bambini andrebbero educati all'amore, in questo senso, a sforzarsi di essere migliori per meritarsi la fiducia e la stima degli altri. I figli di genitori separati  sono spesso mediamente più pretenziosi con tutti, ma non perchè vivono chissà quale trauma, ma solo perchè sono abituati a vedere soddisfatto ogni capriccio, a prescindere, perchè "sai poverini, soffrono tanto". Per la serie, nella vita mi comporto come cazzo voglio, tanto mamma papà, i nonni gli zii, i vicini di casa e anche il gatto scattano quando io attacco col vittimismo.

3)Cedere ad un ricatto significa anche che non mi rispetto come persona, perchè se sono ricattabile vuole dire che mi sento in colpa, e se mi sento in colpa metto anche in discussione la dignità delle mie scelte, e se io per primo non le difendo, non lo farà di certo un bambino tiranno di sei anni.

4) Ho lavorato molti anni nelle comunità terapeutiche. I tossicodipendenti si dividono in parti uguali tra figli di separati e non. L'unico filo conduttore è il disturbo di relazione, l'incapacità di veicolare parole, emozioni coerenti con i nostri comportamenti. Nessuno mi ha mai detto di essere diventato un dipendente perchè il padre o la madre si erano rifatti un'altra vita.

5) Ognuno si comporta nei nostri confronti come noi gli permettiamo. Inutile lamentarsi di essere uno zerbino. Basta smettere di farlo, lo zerbino. Di permettere a chiunque di crederlo. Fosse anche e soprattutto, un bambino. Un no, non ha mai ammazzato nessuno.

6)Una relazione, qualsiasi, si costruisce in due. A meno che non sia un monologo interiore. Se non c'è corrispondenza, amen, ciccia, pazienza.

7) Se il compagno non capisce, glielo si fa capire. Se si può, se nonon si può cavare sangue da una rapa.

8) Uscire dalla paura che c'impone di dire bene della situazione. Se il figlio del mio compagno è oggettivamente uno stronzo, non è immorale pensarlo. Anzi, constatarlo aiuta anche a prendere le giuste misure educative. Il problema è di chi la stronzaggine la manifesta, e di chi la giustifica. Insomma basta con questo buonismo a prescindere che mi sa di razzismo all'incontrario. Voglio essere libera di dire che un nero è uno stronzo, se quel nero lo è, e allo stesso modo voglio dire che quel ragazzino è oltraggiosamente maleducato e irrispettoso, e che non sono costretta a postergarmi al suo volere per l'immaturità dei suoi genitori.Già poterlo pensare senza sentirsi piccoli pezzettini di carne in decomposizione, fa bene. Mentire non ha fatto bene mai a nessuno.

9) Voi non siete responsabili di nulla: hanno pensato a fare e determinare tutto l'orrore gli ex coniugi. Voi siete semplicemente arrivate e vi hanno messo in mano subito scopa e paletta.

10) E' vero che la situazione è delicata e che la fiducia va conquistata. Ma se dopo una decina d'anni, la famiglia del vostro marito/compagno espone ancora le foto e le bomboniere del suo precedente matrimonio mentre magari voi siete già convolati a nuove nozze e nuove maternità e paternità, fatevene una ragione. Non c'è scritto da nessuna parte che le porte vi si debbano aprire per forza.

Elogio del maschio. Che quando è bastardo, non sempre è tutta colpa sua.


 A guardarsi in giro c’è da mettersi le mani nei capelli. Camminano impettite e indispettite con groviglio di puntute lame tra i pensieri e le parole, biascicando insopportabili frasi di livore atavico. Ce ne sono tantissime, molte sono mie amiche, sia ben chiaro, ma sicuramente non farete fatica a riconoscerle negli uffici, in ogni luogo di lavoro, nella sala d’attesa del pediatra o del ginecologo, all’interno delle vostre stesse famiglie. Parliamo di una categoria sociale singolare che va gonfiandosi come il ventre della balena comprensivo di Giona, di tutti i profeti biblici e gli dei dell’Olimpo: quella delle donne insoddisfatte e divorate dalla sindrome di Candy Candy, di Bridget Jones, dell’abbandono,  dal pensiero ormai diventato quasi dogma imperativo alla luce del quale “l’uomo è un bastardo ed è tutta colpa sua”. Punto.
Costoro fanno squadra compatta e trasformano il concetto di delicato universo femminile in comitati di lamenti vittimistici che paiono uscire direttamente dalle ovaie senza passare per la ragione e il diaframma.
Sono creature pericolosissime.
Apparentemente timide e incantate, sono capaci di tenerti bloccata al telefono per ore sull’assoluta mancanza di sensibilità del marito, compagno, fidanzato o ex di tutti questi. Capaci di vendette atroci come quella di impedire ad un padre di vedere i suoi figli. Ad un uomo innamorato di rifarsi una vita. Capaci di raffinatezze persecutorie al cui confronto le piaghe d’Egitto escogitate dal Buon Dio sembrano ostacoli di media difficoltà. Capaci di barattare la propria dignità con un assegno mensile di mantenimento (quando non necessario). Capaci di svendere la propria prole sull’altare del ricatto affettivo più bieco.
Ora, a parte che io ritengo sacrosanto il concetto per cui gli altri si comportano con noi come noi permettiamo loro, e quindi esiste la corresponsabilità anche di un rapporto che non funziona, e pertanto sarà vero che la persona con cui vivi non brilla di sensibilità ma anche tu però a dilaniargli le palle ogni sera con le giaculatorie dell’insoddisfazione, prova che ne so un negligè variopinto, oppure prova ad andartene; a parte che effettivamente il maschio per natura e cultura è educato in maniera diversa a cogliere sfumature del mondo (ma se allora è anche un problema di educazione prendiamocela pure con noi stesse madri di figli maschi cresciuti come piccole principesse “col” pisello. Per la cronaca, io ho tagliato per ora la testa al toro generando una femmina.)
E’ che siamo state abituate per millenni a darla via al primo celebroleso che ci dimostrasse un pò d’affetto, che ci guardasse con l’occhio umido e lesso, e noi lì già pronte a stirargli la divisa da cavaliere da indossare subito senza perdere tempo. E queste cose si pagano prima o poi. Perchè la divisa gliel’abbiamo messa noi insieme al trucco e ai cotillons. E quando la commedia non regge non è proprio colpa dell’uomo bastardo (che magari è solo irresponsabile per avere accettato una parte non congeniale), ma un po’ anche di tutta quella fatica tipicamente femminile, sprecata negli anni a strofinare l’ottone per farlo diventare oro. Ma tant’è. Non è che magari lo sapevi che era ottone e poi anche tu proprio oro non sei e quindi cosa vai pretendendo??
Vedo invece tanti uomini gentili. Certo la sorte ha riservato anche a me una buona dose di bastardi, ma in numero decisamente inferiore a quelli che invece mi hanno resa più bella e più forte.
E anche i bastardi, diciamola tutta, sapevo quanto lo fossero e forse proprio per questo mi ci trastullavo e facevo finta di nulla vittima anche io della profezia “Io ti salverò, e qualora non ci riuscissi godrò al pensiero del mio sacrificio votato ad una causa così nobile come quella dell’amore impossibile”.
Vedo intorno a me uomini miti e smarriti, spaventati da tanta arroganza e rivalsa spacciata per autonomia, spesso sessualmente inibiti per l’aggressività di donne pretenziose. Ho conosciuto uomini con moti d’entusiasmo e d’amore davvero commoventi. Straordinariamente umani. Ho visto uomini ricostruirsi dalle macerie di fallimenti finanziari e familiari, con un coraggio che spesso nella vita a me è mancato (e ho visto anche donne farlo, con la differenza che di loro però si parla più spesso). Vedo uomini che imparano ad essere padri senza che nessuno glielo abbia insegnato mai, nonostante la paternità (al contrario della maternità) da una generazione all’altra sia radicalmente cambiata e diversamente interiorizzata. Padri mossi a volte dal dovere essere, è vero, ma molto più spesso e sempre più spesso mossi dalla volontà di costruire spazi pensati per i propri figli.
Mi da sicurezza, per usare un luogo comune, quella concretezza tipica della logica maschile, quella pacatezza del non riuscire a fare quasi mai due cose per volta. M’inteneriscono certe distrazioni, che non sono quasi mai superficialità, ma diverso modo d’intendere le cose. Mi piace l’istinto che muove l’uomo nella sua tana, quella sua fragilità che lo porta ad attaccarsi al nido come le cicogne.
Poi certo ci sono quelli proprio carogne nel dna, e questo è un altro discorso e vale di solito per tutto il genere umano, ma quando sono stata tradita o ferita, i colpi più indigesti mi sono stati serviti dalle amiche o dalle colleghe, perchè da loro proprio non me li aspettavo.
Ai malevoli che lo pensassero, no, non sto cercando marito. Ne ho già uno. Una specie di invertebrato che evolve verso forme più complesse riuscendo ad assomigliare ad un bradipo intontito dal valium. Di solito arriva, si spalma sul divano assumendone forma e colore, blu pervinca, e non emette suono per ore, qualsiasi cosa succeda. Talvolta indosso il costume di Jessica Rabbit, talvolta mi si ammosciano le orecchie come Roger Rabbit, ho provato con la cucina e la seduzione. E si che ci provo a spiegargli delle mie solitudini, della fatica delle incombenze del quotidiano, ma questa volta ho deciso. Dopo avergli sfracassato tutti i giochi della x-box 360, e avere tagliuzzato la scheda sky, ho fatto la valigia. Me ne vado con la prole. E naturalmente non gliela farò vedere più.


Fantasie Erotiche


opinioni diverse.

Ho quarant'anni. Per mia figlia sono da rottamare. Per mio figlio una fata. Per i miei genitori una bambina. Per gli amici dei miei genitori una ragazza. Per me una Guinness. Fredda. Grazie.

giovedì 27 dicembre 2012

Numeri Sconosciuti

La crisi si fa sentire e determina anche l'invenzione di nuovi giochi di società. E' vero che i telefonini vanno a ruba in tutte le salse e misure, tanto che tra nuovi tablet, I phone e così via, vedi persone telefonare con protesi che assomigliano a ricevitori satellitari e sembra di essere tornati indietro nel tempo quando i primi Dyna tac di un chilogrammo si aprivano e coprivano integralmente il viso del comunicatore come un passamontagna. Però una volta acquistato l'oggetto comunicativo per antonomasia (dimenticando cervello, pensiero e lingua), bisogna spendere per una ricarica. Ed ecco che la crisi s'inventa il nuovo gioco di società. 
Molti fanno uno squillo, che sta a significare "richiama che non ho credito", ma il numero è visibile e quindi se tu hai credito, chiami e bòn. 
Poi ci sono i geni, quelli che dimenticano di avere l'opzione "numero sconosciuto" attivata, e passano il pomeriggio a squillarti ignorando che tu non sia un veggente e che quindi non possa richiamare e non per maleducazione, ma proprio perchè è impossibile risalire al triturapalle seriale. Il nuovo gioco di società consiste nell'intuire la provenienza dello squillo e provare a fare il numero della persona giusta. Si procede in modo Darwiniano per tentativi ed errori e ci si può anche divertire.

mercoledì 26 dicembre 2012

L'amore che ti sceglie


http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=910915

Tempi Moderni

Qualche giorno fa ho postato quest'articolo, ad opera di un tale Bruno Volpe. Il messaggio è semplice e chiaro: la donna non è più quella di una volta, parla, non si china a comando nè per spazzolare pavimenti nè chissà per qualche altro motivo, esaspera gli uomini con i suoi comportamenti che inneggiano all'autonomia, si occupa di cose per le quali sottrae tempo alla pulizia domestica, si veste in modo discutibile e provocatorio provocando quindi i disorientati maschi e pertanto, che faccia sana autocritica, che poi alla fine se si piglia mazzate e rimane stesa a terra in pozze di sangue in fondo, se l'è andata a cercare. Ora io sono rimasta molto provocata da quest'immane cazzata, e avrei voluto andare insieme ad altre provocate come me di fronte a quest'insignificante uomo di merda e riempirlo appunto di mazzate, così per par condicio. Ma ecco, che arriva un parroco dello Spezzino, e sposa questa tesi, e ci si ritrova talmente tanto che decide di farne un volantino da appendere nella sua Chiesa, di modo che tutte le parrocchiane possano vederlo e con il cilicio fare ammenda e ritornare ad essere le donne di una volta, quelle che piacciono tanto a certi uomini che non sanno se scegliere tra una madre, una moglie o una badante, ma naturalmente la faccenda gli scoppia tra le mani tanto da far prendere immediatamente posizione al suo Vescovo che gli intima la rimozione immediata dell'obbrobrio dalla Chiesa. Contestualmente il Patriarca di Venezia tuona dal pulpito che la salvezza dell'uomo e dell'Umanità non può che passare per la donna. Tutto questo per dire che ci sono parroci come Padre Maurizio, in terra casalese, tiranneggiato dal Signor Prefetto (ricordate?) per chiarimenti su una discarica abusiva, i Patriarca di venezia che ricorda le sacre scritture e poi ci sono anche dei poveri coglioni che pensano che Gesù Cristo si accompagnasse a Uomini di virtù, dimenticandosi la Maddalena, Maria, Marta, e lo zoccolo duro di donne pronte a tutto per seguirlo. Gli uomini, furono i primi a tradirlo. Ecco: non c'è da stupirsi se tra tanti qualcuno sbarella, dice e scrive cose senza senso. Il bello di internet, della rete, è che se fino a trent'anni fa uno si alzava diceva una boiata come il parroco di Lerici o questo giornalista, c'erano persone timorose, impaurite anche all'idea di controbattere. Oggi costoro passano per pirla (pericolosi) ma pirla, ottenendo un effetto boomerang senza precedenti. 

 http://www.pontifex.roma.it/index.php/editoriale/il-fatto/13542-le-donne-e-il-femminicidio-facciano-sana-autocritica-quante-volte-provocano

Libreriamo (intervista)

Grazie a Chiara e a LIBRERIAMO per avermi regalato questa bella pagina

 
http://www.libreriamo.it/a/3238/patrizia-cadau-vi-racconto-come-ho-deciso-di-pubblicare-il-mio-libro-da-sola-senza-il-supporto-delle-case-editrici.aspx

Patrizia Colt Cadau su FB

Patrizia Colt Cadau

 https://www.facebook.com/patrizia.cadau

Vengo e ti porto via


Lo sai, guardo il mare, ma non è quello che pur attraversandolo mi porterebbe da te.
Ci ho pensato tante volte, nelle giornate inzuppate di lavori trascurati, di panni stesi ad asciugare al sole, di traiettorie indaffarate aggrappato ad una valigetta per far vedere impegno e una strada da seguire.
“Vaffanculo” l’avrò detto un fottìo di volte, insieme ad “adesso prendo la macchina, m’imbarco e vado da lei.”

Ho quarantanni e una vita indecente. Una serie di pratiche da seguire in giro per cantieri smontati di cavi elettrici, mattoni, polvere e lattine di birra vuote. Talvolta piombo tra gli operai come un falco e li sorprendo a bestemmiare e dire parolacce mentre si scolano l’ennesima bottiglia, con questo caldo poi, figuriamoci, svolazzano le fighe come preghiere snocciolate in un rosario e io mi maledico per essere qui a guadagnarmi onestamente il pane e a farlo guadagnare anche a loro.
Io volevo insegnare. Ma sono diventato ingegnere, papà ci teneva tantissimo, e mamma bigotta fin nell’anima della sua messa in piega non avrebbe sopportato che io mi opponessi e io a diciotto anni non mi opposi. Feci ingegneria, ma non ne avevo voglia, e senza voglia mi laureai col massimo dei voti.
“’Fanculo, la vado a prendere” ho pensato mille volte ”Tiro un pugno a quell’ingrato di suo marito e me le carico, lei e sua figlia, perché la mia stessa scatola cranica non riesce a contenere il volume delle sue labbra e dei suoi capezzoli che premono nelle mie tempie e nei bottoni dei miei jeans.”
E vivo per quell’attimo, quell’impercettibile attimo in cui lei stupita mi troverà sulla porta.

Io volevo scrivere. Scrivevo di questo ragazzo che si ritrovava ad aprire un negozio di jeans e che sfidando la mafia e certe consuetudini della sua Palermo, un giorno non trovò più l’auto, la ritrovarono i carabinieri tempo dopo ridotta ad un cumulo di cenere, un altro fu la sua ragazza ad essere bruciata, con l’acido, come i talebani nel Nepal, e allora decise di farsi giustizia da sé, in un vortice d’ingiustizia e d’istituzioni che non ci sono o che se ci sono non stanno mai dove dovrebbero stare. Un dramma sociale insomma, una denuncia bella e buona, e avrei voluto scriverlo tutto, ma incrociavo lo sguardo di mio padre che mi diceva “Ma che minchia fai? Il frocetto che scrive poesie?” e a vent’anni, non tanto per il frocetto o per le poesie, mi convinsi che dovevo mettere su basi solide per il mio futuro.
Eccomi, ingegnere come mio padre. Ma è l’unica cosa che ci accomuna. A cominciare dalla scelta patetica di pigliarsi per moglie una donnina inutile come mia madre. Ma è mia madre ed è solo per questo che mi limito ad un eufemistico “donnina inutile”.
Sono partito da te e guarda, sono ancora qui a rivedere la planimetria dei miei fallimenti.

Tu mi hai detto di finirlo quel romanzo. A me del romanzo non importa quasi più nulla, se non per quanto tu sai dirmi alla fine di ogni capitolo. Io come Penelope lo cancello e lo riscrivo per avere la scusa di chiamarti, di mandartelo via mail e sapere cosa ne pensi. E tu trovi sempre qualcosa di bello da dire. Come il giorno che c’incontrammo. In quel borgo sperduto del Salento. E ancora non ti eri sposata, saresti stata mia per sempre, mia-per-sempre, a ripensarci ora mi trema il cuore e mi maledirei per essere stato così stupido e sciocco, averti incontrata e lasciata andare, ma le distanze ci sembravano enormi, tu stavi lassù e io quaggiù, dovevi ancora laurearti e io non avevo uno straccio di lavoro, e ricordavo ogni centimetro della tua pelle profumata e ogni pensiero di sprovveduta innocenza riempire di suoni le tue risate. Mi sono innamorato di te allora e non te l’ho detto mai. E da allora io ti mando i miei files, e da allora indago i tuoi umori, e ti sento infelice, e vorrei prendermi a pugni per non esserti corso incontro quel giorno che mi dicesti, prima delle nozze, ”non ti ho dimenticato mai”.
Sono arrivato tardi, un giorno, sono arrivato come un ladro e ti ho rubato un pomeriggio, e abbiamo fatto l’amore per ore e come un ladro me ne sono andato lasciandoti in lacrime. “Perché adesso?”
E poi nacque Teresa. E io come un coglione continuo a scrivere una storia che cancello, e a litigare con geometri e sindaci che non capiscono un cazzo, ad arrotolarmi tra appalti truccati, invece di venirti a prendere, perché io so che tu sei mia, e forse lo è anche Teresa.

La mia storia più bella

la mia storia più bella <3

Lettera aperta al popolo sardo. La ZONA FRANCA.

- LA CANCELLIERA ANGELA MERKEL SUL GIORNALE TEDESCO "DER SPIEGEL" DI DUE MESI FA HA SOSTENUTO CHE : “ SE I POLITICI SARDI NON DORMIRANNO, LA ZONA FRANCA IN SARDEGNA POTRA’ DIVENTARE A BREVE UNA REALTA” !

L’ITALIA E L’EUROPA ATTRAVERSANO UNA GRAVE CRISI ECONOMICA, E LA SARDEGNA PUO’ USCIRE DALLA CRISI PRIMA E MEGLIO DEGLI ALTRI PAESI A PATTO CHE VENGANO DELIMITATI IMMEDIATAMENTE I CONFINI DELLE ZONE FRANCHE ISTITUITE DAL DLGS 75\1998 NEI PORTI DI : CAGLIARI, OLBIA, ORISTANO, PORTOTORRES, PORTOVESME E ARBATAX DA PARTE DELL’ AUTORITA PORTUALE AI SENSI DELL’ART. 8 CO. 3 LETT. N) DELLA LEGGE 84\94

- I POLITICI SARDI CHE SI SONO SUCCEDUTI ALLA GUIDA DELLA “ REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA” PER 60 ANNI, NON HANNO CAPITO , O MEGLIO HANNO FATTO FINTA DI NON CAPIRE “ CHE IL REGIME FISCALE DEI PUNTI FRANCHI IN SARDEGNA” E’ IDENTICO AL REGIME FISCALE PREVISTO (ATTUALMENTE) PER IL TERRITORIO DOVE INSISTE IL COMUNE DI LIVIGNO ( IL COMUNE PIU’ RICCO D’ITALIA) CHE NASCE COME TERRITORIO EXTRA DOGANALE ED EXTRATERRITORIALE PROPRIO PERCHE’ EQUIPARATO\ASSIMILATO DALLA LEGGE 43\73 ART. 2 CO. 4 , AI PUNTI FRANCHI, ISTITUITI IN SARDEGNA DALL’ART. 12 DELLA LEGGE COSTITUZIONALE N. 3\ 1948, PUNTI FRANCHI AUTORIZZATI DALLA NORMATIVA COMUNITARIA AI SENSI DELL’ART. 167 DEL REGOLAMENTO N. 2913 DEL 12.10.1992 DEL CONSIGLIO, CON IL QUALE E’ STATO EMANATO IL CODICE DOGANALE DELLA COMUNITA' EUROPEA .
IL REGIME FISCALE DI FAVORE RIGUARDA :

I TRIBUTI DOGANALI ( DPR 43\73)
LE ACCISE ( DLGS 504\95)
L’IVA ( DLGS 18\2010)
GLI ALTRI BENEFICI FISCALI PREVISTI DALL’ART. 8 DELLA LEGGE 3\1948 COME DA ULTIMO MODIFICATA DALL’ART. 1 CO. 834,835 DELLA LEGGE 296\06
I BENEFICI PREVISTI DALLA NORMATIVA COMUNITARIA PER GLI ALTRI PUNTI FRANCHI E ZONE FRANCHE ISTITUITE NELLA COMUNITA EUROPEA .

LA CERTEZZA DEI DIRITTI CHE VOGLIAMO RIVENDICARE E’ RACCHIUSO NEL SEGUENTE RAGIONAMENTO LOGICO GIURIDICO :

- SE IL COMUNE DI LIVIGNO ( IL PIU’ RICCO D’ITALIA) ATTUALMENTE BENEFICIA DI UN REGIME FISCALE DI ESENZIONE DA DETERMINATI TRIBUTI ( DOGANALI, ACCISE, IVA) SOLO PERCHE’ IL SUO TERRITORIO E’ STATO ASSIMILATO AI PUNTI FRANCHI DELLA SARDEGNA (AI SENSI DEL DPR 43\73 ) E PER VIA DELLO STESSO FENOMENO “ RISCHO DI SPOPOLAMENTO ”
APPARE EVIDENTE CHE LO STESSO REGIME GIURIDICO\FISCALE DI CUI BENEFICIA IL TERRITORIO DI LIVIGNO, COMPETA AI TERRITORI DELLA SARDEGNA DOVE E’ PRESENTE LO STESSO FENOMENO “ RISCHIO DI SPOPOLAMENTO “ A CUI SI E’ INTESO PORRE RIMEDIO
60 ANNI FA CON LA LEGGE COSTITUZIONALE N. 3\1948 CHE HA PREVISTO L’ISTITUZIONE DI PUNTI FRANCHI, REGOLAMENTATI E RESI OPERATIVI CON IL DLGS 75\1998.

L’ISTUZIONE DEI PUNTI FRANCHI E’ STATA CONCESSA ALLA SARDEGNA NEL DOPOGUERRA DALLA COMUNITA INTERNAZIONALE, E SUCCESSIVAMENTE DALLA COMUNITA EUROPEA AI SENSI DELL’ART. 299 PARAGRAFO 2 DEL TRATTATO CEE, MODIFICATO DAL TRATTATO DI AMSTERDAM, DOVE SI PREVEDEVA L’ISTITUZIONE DI ZONE FRANCHE COME “ DISCRIMINE POSITIVA”
IN FAVORE DELLE REGIONI ULTRAPERIFERICHE A SCARSA DENSITA DEMOGRAFICA , - ( DISCRIMINE POSITIVA) ATTA A COMPENSARE I SOVRACOSTI DI TRASPORTO NEI TERRITORI DESTINATARI RITENUTI MERITEVOLI DI SPECIFICI AIUTI UTILI ALLO SVILUPPO ECONOMICO E ALLA COESIONE SOCIALE .
I TERRITORI IN CUI INSISTONO LE ZONE FRANCHE E I PUNTI FRANCHI , SONO CONSIDERATI COME TERRITORI EXTRANAZIONALI, E PERTANTO GIURIDICAMENTE COLLOCATI FUORI DALL’INFLUENZA POLITICA E DAI TRIBUTI IMPOSTI DELLO STATO ITALIANO, TERRITORI CHE I NOSTRI PADRI COSTITUENTI INTENDEVANO SALVAGUARDARE CON LA DICHIARAZIONE DI “ AUTONONIA “ CONTENUTA NELLA LEGGE COSTITUZIONALE N. 3\1948 .

UTILITA DELLE ZONE FRANCHE IN SARDEGNA

IL DECOLLO DELLE ZONE FRANCHE IN SARDEGNA EVITERA L’ATTUALE PROGRESSIVO IMPOVERIMENTO E SPOPOLAMENTO DEL TERRITORIO DELLA SARDEGNA, DOVE E’ A RISCHIO DI ESTINZIONE LA LINGUA E LA CULTURA DEL POPOLO SARDO, CONSIDERATA DAGLI STORICI LA CULTURA PIU’ ANTICA SVILUPPATASI ATTORNO ALLE RIVE DEL MAR MEDITERRANEO.

OGGI PIU’ DI IERI E’ NECESSARIO FAR DECOLLARE “ SUBITO” L’OPPORTUNITA DELLA ZONA FRANCA, OPPORTUNITA CHE, COME PRECISATO DALLA CANCELLIERA ANGELA MERKEL, DIVENTA L’UNICO SISTEMA UTILE A VEICOLARE RISORSE DERIVANTI DA NUOVI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI, SISTEMI CHE AVVANTAGGIANDODOSI DI UN SISTEMA TRIBUTARIO FAVOREVOLE, POTRANNO ‘ PRODURRE, CON L’ALLARGAMENTO DELLA BASE PRODUTTIVA, L’INNALZAMENTO VERTICALE E IMMEDIATO DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI .

LE ZONE FRANCHE ISTITUITE NEI PORTI DI CAGLIARI OLBIA ORISTANO PORTORRES PORTOVESME ED ARBATAX E LE ZONE FUNZIONALMENTE COLLEGATE, COPRIRANNO L’INTERO PERIMETRO DELL’ISOLA E POTRANNO OSPITARE TUTTE LE ATTIVITA DI COMMERCIALIZZAZIONE E TRASFORMAZIONE DELLE MERCI E DEI PRODOTTI SARDI E DI QUELLI DI PROVENIENTI DA OGNI PARTE DEL MONDO E DESTINATE AD ESSERE ESPORTATE SENZA PER QUESTO DOVER PAGARE TRIBUTI E DAZI DOGANALI.
SOLO COSI’ SI REALIZZERA’ LA VERA “ RINASCITA “ ECONOMICA E SOCIALE DELL’ISOLA, BASATA SULLE IMPRESE CHE POTRANNO :
1)COMMERCIALIZZARE DIRETTAMENTE E A “ BUROCRAZIA ZERO” LE MERCI E I PRODOTTI IMPORTATI E DELOCALIZZATI IN SARDEGNA E DESTINATI ALLA LORO ESPORTAZIONE IN AREE EXTRACOMUNITARIE,
2)TRASFORMARE I PRODOTTI E LE MERCI IMPORTATE E DA ESPORTARE IN EUROPA , NEL RISPETTO DELLA NORMATIVA COMUNITARIA
3)IMPORTAZIONE SENZA DAZI DI IMPIANTI MACCHINARI E ATTRZZATURE DESTINATE ALLE ATTIVITA PRODUTTIVE DEI PRODOTTI TIPICI REGIONALI COLLEGATI CON LO SVILUPPO DEL SETTORE TURISTICO
4)ESENZIONE TOTALE DA OGNI TIPO DI TRIBUTO DELLE MERCI COMMERCIALIZZATE DA IMPRESE LOCALIZZATE IN SARDEGNA DA IMMETTERE AL CONSUMO FINALE LOCALE IN FUNZIONE DI VALORIZZAZIONE DEL SETTORE TURISTICO
5)CONCESSIONE IN DEROGA ALLA ATTUALE NORMATIVA BANCARIA DI PARTICOLARI MISURE DI “ LIBERALIZZAZIONI ” A FAVORE DELLE IMPRESE LOCALIZZATE IN SARDEGNA ED OPERANTI NEL CAMPO DELLA COMMERCIALIZZAZIONE INTERNAZIONALE DI MERCI E PRODOTTI .
IN CONFORMITA A QUANTO PREVISTO IN ALTRE ZONE FRANCHE DEL MOMDO, LA PRIORITA DEGLI INSEDIAMENTI SARA RISERVATO ALLE IMPRESE SARDE CHE AVRANNO GLI UFFICI OPERATIVI E DI RAPPRESENTANZA RACCHIUSI NEL PERIMETRO DELLA ZONA FRANCA, E SUCCESSIVAMENTE A TUTTI GLI ALTRI OPERATORI ITALIANI E STRANIERI IN POSSESSO DELLE “ GARANZIE” CHE SARANNO DETTATE DA APPOSITI REGOLAMENTI DI ATTUAZIONE DEGLI ISEDIAMENTI PRODUTTIVI IN ZONE E PUNTI FRANCHI CHIAMATI OGGI “ FREE ZONE” .



Abbiamo bisogno di rifletterci ancora?

Piccole Soddisfazioni


In Tema D'Auguri e Bon Ton


Per Natale è meglio un vaffanculo di cuore 
che un sms standard copiaincollato e inviato ad altre cinquanta persone.

Auguri!!

Felicita' a chi mi ama, a chi amo, a chi mi pensa, a chi condivide qualcosa di se con me, a chi mi cerca. A chi mi ha fatto ridere, a chi mi ha strappato un sorriso mentre piangevo, a chi ha letto le mie parole, a chi si è ricordato di farmi una telefonata, a chi mi ha chiesto come stavo, a chi mi ha fatto gli auguri, a chi mi è stato vicino in questo lunghissimo e incertissimo anno, a chi ha gioito con me, a chi ha pianto per me e con me, a chi mi ha scritto, a chi avrebbe voluto farlo ma non l'ha fatto, a chi mi vuole bene almeno un po', a chi è riuscito a dimenticare i miei torti, a chi si ricorda delle mie ragioni e delle mie scuse, a tutti voi che mi avete riconosciuto, travolto, trascinato e dato coraggio per il progetto più pazzo della mia vita, che avete rinfocolato un sogno sopito sotto la brace, a voi che attraversate questo schermo con il vostro cuore e la vostra testa, o che varcate la soglia di casa mia e mi permettete di varcare la vostra, ecco, a voi il sorriso delle stelle e dei pianeti e gli auguri più belli che si possano immaginare, di pienezza, amore, allegria.
Gli altri, che si fottessero con simpatia a Fanculandia.